elogio dell’ozio

L’ozio è il padre dei vizi…

Beh… qualcuno, che probabilmente non ci amava, ha seminato nel nostro futuro, questo concetto insidioso che ormai serpeggia nelle nostre menti, in tutti i maledetti momenti della nostra giornata.

Al mattino “è fondamentale” correre fuori all’apertura delle porte della metropolitana, via veloci verso la propria meta (?). So che ogni ostacolo davanti a me deve essere travolto, perché mi impedisce di dimostrare adeguatamente la mia efficienza. Probabilmente alla fine di questa quotidiana corsa riuscirò ad arrivare due minuti prima in ufficio…. sai quante cose si fanno in due minuti…

Ed il cellulare, il mio nuovo compagno fedele, mi permetterà anche di anticipare quelle due telefonate cha altrimenti avrei dovuto fare dopo… sempre con me, sempre disponibile… proprio come il mio angelo custode.

Ma poi l’approssimarsi delle vacanze mi pone davanti ad un interrogativo tremendamente serio… cosa farò durante le mie ferie….???

Devo ricordarmi di quel villaggio fighissimo, di cui ho visto la pubblicità, dove potrò fare tutto.. Sarà solo un problema incastrare le lezioni di sub con l’escursione a bordo delle jeep, prima di infilarmi nell’avventura del parapendio e partecipare al torneo di burraco. Naturalmente con la preoccupazione, ah che l’agitazione, di non arrivare in tempo per il “gioco aperitivo” o addirittura di saltare la cena berbera nella tenda ed essere troppo stanco per la notte in discoteca…. sono aperti fino al mattino e poi ci sarà il cornetto caldo da andare a prendere lì vicino… in fondo sono solo venti chilometri di sterrato da fare….

Dovrò prepararmi a lungo in palestra per queste vacanze… magari cambio centro perché dall’altra parte della città hanno anche la parete per l’arrampicata e credo che sarebbe eccezionale partire sapendo già salire fino in alto… pronto a tutte le prove dei giochi in spiaggia.

No

Non più…. quest’anno professerò l’ozio

Non passività, ma capacità di ascoltare ed osservare gli eventi, senza doverne a tutti i costi cercare di modificarne il corso. Ascoltare le persone e studiare i colori, il blu del cielo ed il verde del bosco. Camminare…. e lentamente avvertire la frescura dell’acqua sotto i miei piedi, accorgermi del silenzio della spiaggia del primo pomeriggio, quando tutti cercano il riposo dopo aver mangiato.

Osserverò il mille viaggi dei bambini dal mare al castello di sabbia, per portare l’acqua nel fossato che dopo un istante sarà di nuovo a secco, i primi rossori dell’adolescente che siede vicino a me, gratificata dall’attenzione del suo amico, nonostante lui sia più rude che gentile, perché non ancora avvezzo all’arte del corteggiamento, gioca a fare l’uomo che non è.

Da quando ci ho pensato mi sono accorto di non essere solo.

[definizione tratta da wikipedia]

Il termine Ozio (derivato dal latino “otium”) indica un’occupazione principalmente vocata alla speculazione intellettuale, attività di fatto riservata alle classi dominanti, ed è contrapposto al concetto di negotium, occuparsi (più per necessità che per scelta) dei propri affari.

Nel tempo l’ozio ha assunto una connotazione negativa (l’ozio è il padre dei vizi) perché sinonimo di inattività, pigrizia, inerzia, ma non è sempre stato oggetto di riprovazione sociale. Dell’ozio scrissero Seneca (De otio), Epitteto (nel Manuale), Bertrand Russell (Elogio dell’ozio), Itsuo Tsuda (Il non-fare) e, in modo ironico, il socialista Paul Lafargue (Elogio della pigrizia). L’ozio ai nostri giorni può essere considerato il padre dei vizi o un’azione fondamentale nell’arco di tempo giornaliero. Infatti esistono due scuole di pensiero a proposito: quella detta dell’OZIO AFFATICATO e quella dell’OZIO BENEFICO. Mentre la prima asserisce che l’ozio può essere una forma di attività, dato che si può oziare leggendo o praticando sport, l’altra proclama vero ozio quello in cui si lascia la mente al riposo e non si attua alcun tipo di attività



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